Oggi – venerdì 19 marzo – in dieci piazze italiane i nostri attivisti hanno organizzato azioni dimostrative – nel pieno rispetto delle norme anti-Covid e del distanziamento – per dire no all’hate speech e a ogni forma di discriminazione nello sport. Da Roma a Torino, da Padova a Catania, da Cuneo a Milano, passando Rovigo, Gorizia e Verona. Iniziative simboliche e creative partecipate a distanza da migliaia di persone grazie al rilancio sui social
In oltre un anno di progetto abbiamo lavorato per creare maggiore consapevolezza sul fenomeno, coinvolgere giovani e realtà sportive, dar vita a una narrazione positiva dell’inclusione in ambito sportivo, mobilitare e formare giovani attivisti che agissero contro l’odio online nelle conversazioni sportive.
Dodici campioni olimpici hanno aderito e portato le loro testimonianze mentre si sono coinvolti attivamente oltre 3000 giovani in tutta Italia, 200 insegnanti, 150 allenatori di società sportive che hanno partecipato alle attività del progetto. Alcune centinaia hanno anche voluto “metterci la faccia” postando le proprie foto con la scritta Odiare non è uno sport (vedi la gallery). In sette regioni inoltre sono nate delle squadre anti-odio, gruppi di giovani che, opportunamente formati, si sono attivati per intercettare i discorsi d’odio online sui principali social sportivi e intervenire per smorzare i toni e riportare le conversazioni su un piano corretto.
Alcune immagini delle mobilitazioni del 19 marzo
Il progetto Odiare non è uno sport è finanziato dall’ Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo, promosso da CVCS – Centro Volontari Cooperazione allo Sviluppo e realizzato grazie a una fitta rete di partner su tutto il territorio nazionale. CISV, LVIA , Amici Dei Popoli Padova, Amici dei Popoli ONG, Cope Cooperazione Paesi Emergenti, CELIM Milano, Progettomondo, SIT – Social innovation teams, Informatici Senza Frontiere APS, Radio Sherwood, ONG 2.0, Csen Nazionale.