Dopo la pubblicazione della seconda edizione del Barometro dell’Odio nello sport, la ricerca del centro CODER dell’Università di Torino sul tema del’hate speech nei social media è proseguita per esplorare le dinamiche che si sviluppano su Instagram e Tik Tok.
L’indagine si è concentrata anche in questo caso sui profili social delle cinque principali testate giornalistiche sportive e i commenti degli utenti, ma considerate le specificità delle due piattaforme si è scelto di adottare un approccio metodologico di tipo qualitativo, che ha permesso di far emergere logiche differenti rispetto a Facebook e Twitter/X, oggetto di indagine della ricerca pubblicata lo scorso autunno.
Su Instagram e Tik Tok, spiegano i ricercatori, la componente visiva, con la pubblicazione di foto e video, la fa da padrona e questo incide molto sulle modalità di commento ai contenuti pubblicati. Se su Instagram la componente testuale mantiene una sua importanza, soprattutto nei post pubblicati dalle testate giornalistiche, dove il contenuto tende ad assumere la forma di una notizia breve e in tempo reale, su Tik Tok il testo resta completamente accessorio.
Dalla nuova fase della ricerca emerge come l’hate speech sia presente anche nei flussi di commenti di Instagram e Tik Tok, ma in misura nettamente minore, e gli utenti tendono a utilizzare una chiave maggiormente ironica per commentare le notizie pubblicate su questi social dalle testate sportive. Anche la moderazione – aggiungono i ricercatori – ha un ruolo centrale: il numero di moderatori umani per la community italiana di TikTok è pari a 439, contro i 164 totali per la community italiana di Facebook e Instagram.
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