l 13 novembre 2019 ci ha lasciato Mauro Valeri, storico e attivista dell’antirazzismo in Italia, autore di diversi libri sulle discriminazioni nello sport. Lo abbiamo voluto ricordare raccontando – nella prima di queste serie di pillole che fanno parte degli output radiofonici del progetto “Odiare non è uno sport”- una delle sue storie da lui accuratamente raccolta.
C’è stato un periodo, che è durato almeno fino agli anni settanta del Novecento, in cui il pugilato è stato non soltanto uno degli sport più popolari, ma anche la disciplina in cui molti incontri erano considerati come una sfida di “tipo razziale”.
La storia che abbiamo raccontato si inserisce tra l’inizio degli anni Venti e l’inizio degli anni Trenta: il protagonista è un pugile che, anche grazie a un intervento del pubblico, riesce momentaneamente a ribaltare i pronostici che lo voleva perdente per via della sua appartenenza razziale. Il 24 settembre 1922 sul ring dello stadio Buffalo di Montrouge, si scontrano Georges Carpentier, francese, chiamato l’orchidea, dall’altra franco-senegalese Battling Siki, francese a tutti gli effetti, ma nero.
Un evento, un incontro all’ultimo secondo, una storia di rivalsa: il franco-senegalese fu in assoluto il primo campione del mondo dei pesi massimi nato in Africa nella storia del pugilato. Sarà lui a rappresentare la Francia sui più importanti ring del mondo.