Francesco Romor, il Bae, era un ultras, un’attivista. Leader storico degli Ultras Unione VeneziaMestre e di tutta la Curva Sud, il Bae negli ultimi anni della sua vita ha intrecciato il suo cammino con i giovani attivisti del Centro Sociale Rivolta.
Il Bae ha sempre lottato contro le ingiustizie. In tanti lo ricordano quando allo scoppio della prima guerra del golfo fece un’invasione di campo con un stendardo con su scritto “No alla guerra”.
Proprio perché non poteva sopportare le ingiustizie nel febbraio 2001 decise, assieme a molti altri attivisti, di unirsi alla “Marcia del Color della Terra” in Chiapas. Purtroppo Francesco non arrivò mai in quella terra lontana. Il dolore di amici, compagni, ultras, si trasformò però in una promessa: «ti porteremo noi in Chiapas».
Partì cosi il progetto “El Estadio del Bae”. Nel concreto, il progetto contribuì dunque a sistemare acquedotti, costruire falegnamerie, ristrutturare villaggi colpiti dagli uragani, riparare la turbina elettrica de La Realidad, sostenere il progetto Agua para Todos e infine costruire il laboratorio erbolario, la struttura che forma i promotori di salute dell’intero Caracol Hacia la Esperanza, fortemente voluto dalle mujeres rebeldes del Caracol stesso.
Si formò e attivò una rete di ultras, attivisti, associazioni, migranti che, uniti dagli ideali del Bae per un mondo senza ingiustizie e un fútbol senza razzismo e vigliacche aggressioni, prese il nome di rete del Fútbol Rebelde. A festeggiare tutto questo nel 2005 una delegazione si recò in Chiapas per giocare il primo Mundial del Fútbol Rebelde contro quattro tra le migliori squadre zapatiste.
La lotta per un mondo diverso si intrecciò a quella del desiderio di lottare per un calcio diverso, senza discriminazioni e per tutte e tutti.
Oggi a vent’anni dalla sua morte il progetto del “Estadio del Bae” riparte. Una nuova generazione di ultras e attivisti sogna ancora un mondo e un calcio diverso, uno sport per tutte e tutti libero da ogni discriminazione.